Distacchi, partenze, separazioni | 09.12.2019

DISTACCHI, PARTENZE, SEPARAZIONI


vernice

Lunedì 09 dicembre, h 18.00

fino al 16 gennaio 2020 | orari gio-ven-sab dalle 17 alle 19
Spazio espositivo Circuiti Dinamici
Via Giovanola, 19-21 Milano

Lettura critica di Sonia Patrizia Catena

Partire deriva dal verbo latino partire o partiri, che significa dividere, separare. Il senso del partire, dunque, risiede prima di tutto nell’esperienza della separazione. Se analizziamo l’etimologia di separare si denota una sfumatura, ovvero che la separazione non è unicamente il dividere, il disgiungere, ma è la volontà di creare due entità nuove dotate di una certa autonomia. Separare qualcosa vuol dire costruire percorsi e partenze divergenti.
Ma come raccontare questo argomento attraverso l’arte? Con quali linguaggi?
Il tema “Distacchi, partenze, separazioni” è stato raccontato dagli artisti in differenti modi, ognuno ha infatti intrapreso una sua personale ricerca focalizzando l’attenzione su un preciso percorso da intraprendere.

Il viaggio come partenza e fuga da qualcuno o qualcosa lo ravvisiamo nei lavori di Giovanni Annese, Anna Argentino, Silvana Cammi, Lino Di Vinci, Slobodanka Olar Bosio, Simonetta Rossetti, Donatella Sarchini e Gladlys Sica.
Uomini esiliati fuggono, quasi invisibili, camminano senza meta o danno le spalle ponendo distanze, i volti risultano deformati e inconsueti. Si racconta di una partenza e di un addio, di un inizio dirompente del mondo o della nascita della pittura. L’unità è infranta, il viaggio – oltre che verso una meta – diventa introspettivo, un’indagine del sé che muta continuamente e ci trasforma in altro, smarrendo – a volte – sé stessi. Due opere in particolar modo impiegano l’immagine del fiume e dell’acqua, qui la natura nasconde e separa l’identità di chi è in esilio o è morto.

E di morte, ma al contempo di rinascita, se ne parla nei lavori di Martina Antoci, Giovanna Beneduce, Silvia Brigenti, Matteo Cavadini, Simona Cotza e Alessandro Frera. La poesia con le sue parole e la performance con il corpo e la voce, che diventa sospiro, evocano la presenza di qualcuno, forse sepolto, un po’ sfocato.
Le immagini astratte raccontano di vuoti e lacerazioni, laddove i materiali pastosi dalla consistenza diversa collidono per creare crepe e luoghi interstiziali. Sottolineando in tal modo una possibile altra via, quella della rinascita. La presenza umana è ridotta all’essenziale, le opere riescono nel loro intento a dare concretezza a qualcosa di immateriale come uno stato d’animo, trasmettendo l’emozione del momento.

Una particolare riflessione sul tema del distacco si ritrova nelle opere di Emilio Ingenito, Marianna Lodi, Claudia Passaglia, RAF e Mariannita Zanzucchi. E’ interessante denotare come l’idea di separazione è narrata mediante l’impiego di due tele divise da una “frattura”, laddove il nero dà spazio al colore, oppure attraverso segni incalzanti dalla forte carica gestuale o da linee pittoriche nette che scorrono parallele senza incontrarsi. Sino all’assemblaggio e alla stratificazione di materiali differenti in cui carte e pitture si urtano, si dividono per poi rifondersi in densità e percorsi nuovi e differenti. La figura umana riaffiora ed è raccontata mediante il linguaggio digitale, il quale – tuttavia – non connette ma erge muri di solitudine e alienazione.

DISTACCHI, PARTENZE, SEPARAZIONI
Curatela | Sonia Patrizia Catena e Lorenzo Argentino
Presentazione e lettura critica | Sonia Patrizia Catena
Allestimento | Lorenzo Argentino
Partners | microbo.net | Circuiti Dinamici Milano

 

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