Ridefinire il Gioiello accoglie in ogni edizione un artista proveniente dal mondo dell’arte contemporanea per raccontare il tema della 9 edizione.
Quest’anno l’artista invitata è Marisa Iotti che, attraverso la sua grammatica visiva, ha delineato un percorso espositivo denominato “ÀNEMOS” caratterizzato da sculture, installazioni e opere di fiber art che dialogheranno con i gioielli in mostra.
Ispirata da immagini poetiche di storie personali, ma anche da istanze sociali e ambientali che tiene a evidenziare, Marisa Iotti volge la sua ricerca sulle tante possibilità di manipolazione dei materiali attraverso una fusione di linguaggi e modi espressivi che incidono uno spazio ove inquietudini trovano terreno di confronto e pacificazione. Attratta dalla sperimentazione, lavora in modo intuitivo combinando il ricamo, il cucito, la tessitura, l’annodatura alla pittura e alla scultura seguendo processi di lavorazione lenti e meditativi.
La realizzazione di un’opera è una narrazione con se stessa, un luogo interlocutorio nel quale trova spazio la moltitudine di voci che le appartiene in una poetica dedicata all’animo umano. Deve comunicare con differenti linguaggi poiché ciascuno possiede una propria materia, espressione delle sue diverse peculiarità: con i fili che ama intrecciare e annodare in strutture complesse, con la scultura per mordere la realtà e sfidare il suo corpo in un’azione energica e liberatoria, con il disegno per trasformare i momenti di caos in storie romantiche.
L’atto creativo è un processo di trasformazione, ciò che la soddisfa veramente è l’entusiasmo del fare in un rapporto simbiotico corpo/mente. L’opera Moltitudine ne è un esempio. Realizzata in vari passaggi è una sorta di camminamento che attraversa azioni di elaborazione e metamorfosi. Nasce come tessitura a telaio verticale sulla quale viene scritta con spago la parola “camminando”. Colorata con acrilici delle tonalità della terra e delle cortecce degli alberi, viene successivamente ritagliata in lettere e frammenti poi riassemblati e cuciti su lenzuolo a sua volta tagliato, cucito e dipinto ed infine unito alla tela base del quadro. La sua tecnica spesso è incalzante, contiene una gestualità che esprime l’urgenza di sciogliere nodi dando vita a superfici materiche e frammentate. Il non finito è una caratteristica della sua produzione ove l’assenza della fase terminale di “ chiusura” del processo pone le opere nel flusso continuo del tempo. Ama l’idea del non finito che si crea tra spazi pieni e vuoti, il vuoto contiene ritmo ed equilibrio, apre alle intuizioni, esce dalle raffigurazioni, esprime un non-detto.
Nell’ultima opera L’Ascolto ha lavorato sul concetto di leggerezza: “Imparare a volare sulla pesantezza della vita, su quella pesantezza della realtà che si attacca a noi” creando strutture senza peso, lievi e trasparenti con più di 150 piccoli pezzi fatti a uncinetto con fili metallici di rame. In questo tessuto emergono superfici e forme di seni, occhi, orecchie, labbra, isole di organismi, piccoli vegetali primitivi, che si alternano nel giocare con l’immaginazione; è uno stimolo all’osservazione, alla capacità di “vedere”; poiché “vedere” mette in discussione e rimette in gioco il sapere, apre una breccia nell’abituale linguaggio, negli stereotipi del nostro pensiero arricchendolo di nuove possibilità.
Ed infine la scoperta della terra cruda. Elemento primordiale, povero ma gravido di storia e altamente simbolico, rappresenta una esperienza fondamentale di una ricerca non esclusivamente plastica e materica, ma personale e intimamente poetica.
BIO
Marisa Iotti si avvicina alla pittura da bambina, frequentando le lezioni del pittore Giulio Soriani alla Piccola Accademia di Regina Pacis di Reggio Emilia. Dopo essersi diplomata in ragioneria frequenta un corso di studi all’Accademia di design e grafica Cappiello di Firenze e successivamente all’Accademia di Belle Arti di Bologna con il maestro Concetto Pozzati. Il suo percorso artistico attraversa diversi canali espressivi quali la pittura e la fotografia, il cucito ma è solo dal 2014 che, da autodidatta, approda nell’antica arte del macramè intraprendendo così un cammino nella fiber art ovvero nella composizione di manufatti bi-tridimensionali.
Dal 2015 partecipa a tre edizioni di Ridefinire il gioiello con collane-sculture in micromacramè, dal 2018 prende parte a progetti espositivi artistici di fiber art in Italia e all’estero con opere in tessitura, performance e installazioni con fibre naturali, sintetiche e metalliche. Dal 2020 la ricerca sulla materia trova spazio anche nella scultura su pietra, marmo e nella modellazione dell’argilla con la frequentazione della scuola-laboratorio CanossaStone del Comune di Canossa (RE)